Alta Fedeltà è principalmente una storia d’amore, ma difficilmente riuscirete a trovare qualcosa di romantico tra queste pagine dense di humor inglese e cinismo. La vicenda inizia con una rottura: lo scaricato/protagonista di nome Rob si ritrova solo, dopo anni di convivenza con il suo amore, Laura. Donna di successo con un brillante futuro, al contrario di Rob che gestisce un fallimentare negozio di dischi pop e soul per collezionisti. Messa in questi termini il motivo della separazione può sembrare banale. Ma non è così: Rob è un personaggio strano. E non strano nel senso di stravagante, ma l’opposto. A parte la mania di fare sempre classifiche delle sue cose preferite (il libro si apre con la classifica delle cinque storie d’amore più significative della sua vita) è un trentenne nella media, non particolarmente brillante né particolarmente brutto o antipatico, di un’incredibile normalità. Ma attenzione, ciò non rende il romanzo noioso. Col susseguirsi degli eventi l’autore esprime il modo di pensare di Rob in maniera così chiara che già dopo le prime pagine vi ritroverete immersi in un’altra dimensione: non quella stereotipata della storia d’amore ma quella vera, genuina, e perché no contorta di Rob, l’innamorato che non riesce a capire fino in fondo se stesso e gli altri. E la lettura è oltremodo piacevole perché nel comportamento del cinico trentenne si riscontrano modi d’agire e di pensare comuni a tutti gli uomini ma che nessuno vuole ammettere. La critica loda l’opera come nuovo classico della letteratura moderna, e il milione di copie vendute lo confermano: io mi sento di consigliarlo a chi vuole cambiare aria con un libro splendidamente scritto, leggero e divertente, ma più profondo di quanto possa sembrare a prima vista. Insomma: alta fedeltà ma soprattutto alta qualità.

“Alta Fedeltà” di Nick Hornby

edito da Guanda

pp. 256  –  euro 9,35

Recensione di Giulio Quarta