tabucchi per isabel un mandala feltrinelliAnni fa ebbi la fortuna di partecipare a una lezione universitaria di Antonio Tabucchi; sigaretta alla bocca, il braccio sollevato in aria a disegnare cerchi, denotava i protagonisti della sua narrativa “presenze sfuggenti”, e ripeteva a noi studenti, tanto affascinati quanto distratti da quella gestualità che accompagnava ogni sua parola, “eppure, come li ho inseguiti i miei personaggi!”. Ora che ho letto “Per Isabel. Un mandala” – romanzo inedito pubblicato postumo “con orgoglio e affetto” dalla moglie Maria José de Lancastre e Carlo Feltrinelli – comprendo il legame affettivo che Tabucchi ha intrattenuto con i protagonisti delle sue storie, spesso (in)seguite nei loro viaggi, tutt’altro che lineari, a questo punto concentrici, il tutto avvolto dalla tonalità sfumata del “notturno”, mista all’esclusivo sentimento della “saudade”.

Il romanzo Per Isabel è composto da brevi capitoli, in tutto nove, che corrispondono ad altrettanti circoli che creano un Mandala, simbolo della totalità cosmica; il lettore è invitato a seguire il protagonista Waclaw-Tadeus in un viaggio iniziatico che procede per tappe geografiche – dai suggestivi luoghi del Portogallo sino alla calda e soffocante Macao, dalle Alpi Svizzere pervase di cultura indiana sino alla magica Riviera Napoletana – e che si avvale di incontri con individui eccentrici e nel contempo rivelatori; essi suggeriscono infatti possibili chiavi di lettura. Tutti i  personaggi secondari hanno conosciuto Isabel e di lei forniscono indizi e frammenti atti a ricostruire la sua vita: “forse c’è una Isabel nella mia poesia”, afferma il Fantasma che Cammina, “o nei miei pensieri, il che è lo stesso, ma se è nella mia poesia e nei miei pensieri è un’ombra che appartiene alla letteratura, perché lei vuole cercare un’ombra che appartiene alla letteratura? Forse per renderla reale, risposi io flebilmente, per dare un senso alla sua vita e al mio riposo.” Isabel, donna misteriosa e affascinante, di cui fin dall’inizio della lettura si è avidi di conoscere l’esistenza intera, è una giovane entrata in clandestinità nel partito comunista sullo sfondo di un Portogallo condannato alla lunga dittatura di Salazar, e lentamente, capitolo dopo capitolo, cerchio dopo cerchio, si rivela attraverso sottili aneddoti in quanto “verità”: “non ero tanto io che tu cercavi, ma te stesso”.

Per Isabel è un romanzo visionario che per molti aspetti ricorda uno dei capolavori di Tabucchi,  Notturno indiano; il tema del viaggio e della ricerca attraverso itinerari talvolta fantastici e sovente simbolici, trova il suo apice nell’ultimo, fondamentale evento che chiude il cerchio, ovvero l’incontro dell’uomo con la donna. Esso avviene in un’atmosfera surreale, in un luogo che diviene “altrove”, evocato dalle note di un violino, da profumi inebrianti, dalle luci soffuse nel golfo di Napoli e dal soffio della brezza di una calda notte mediterranea. Il dialogo finale tra i due, che vede Tadeus incalzante nelle domande e Isabel rassicurante nelle risposte, è un monologo in cui il mistero dell’eterno, umano perché si risolve nella dissolvenza dello spazio e del tempo, dell’ora e dell’allora. Il presente è memoria, la realtà è immaginario, sogno improbabile, indefinibile. “E’ l’ora di rientrare, disse, la ricerca è finita. Si accoccolò sulle gambe e soffiò sulla sabbia. Il cerchio si annullò”: le parole dell’ultimo personaggio emblematico, il Violinista Matto, colui che ha diretto e condotto Tadeus  sino a Isabel, si mescolano alle note della simbolica Sonata degli Addii di Beethoven, per confluire nel nulla, quintessenza del tutto, di cui “Di tutto resta un poco, a volte un’immagine.

E in nome di quest’ultima frase, vale proprio la pena di leggerlo, Per Isabel. Una lettura coinvolgente, al tempo stesso sconvolgente. Con essa, e in essa, ho ritrovato Antonio Tabucchi in tutta la sua essenza, e ho desiderato che tale viaggio – quello narrato e quello stesso della lettura – non avesse fine; da ogni frase, da ogni parola sono scaturite forme eccentriche di appunti, momenti di riflessione, quasi volessi ritrovarmi in quell’aula di tanti anni fa, rivedere quei cerchi di fumo sospesi sul Professore e attribuirvi un qualche significato. Immagini che restano. Cos’è questa, mi chiedo, se non la saudade?

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“Per Isabel. Un mandala” di Antonio Tabucchi

edito da Feltrinelli

pp. 119  –  euro 13

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Recensione di Alessia De Marchi

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