
Nella notte in cui Leopardi sta scrivendo quella che diverrà la sua celebre poesia, ovvero L’infinito, il drammaturgo veneziano regala a noi lettori-spettatori e al poeta stesso un’illusione: al giovane Giacomo fa finalmente oltrepassare la siepe, lo fa fuggire da Recanati e lo catapulta in un’epoca “infinitamente” lontana, nell’anno duemilaundici appunto, e per di più a casa di Andrea, un aspirante deejay di vent’anni, intento a ripassare italiano, in vista dell’esame di Maturità che dovrà sostenere l’indomani.
“L’infinito” di Tiziano Scarpa è una breve ma intensa commedia drammatica che vede due coetanei di epoche diverse stringere amicizia, confrontarsi e far fronte alle loro paure, ambizioni e ansie che sono poi comuni alle generazioni di ogni tempo. I due ragazzi fanno presto a familiarizzare; Andrea – che non ne può più della scuola tanto da impasticcarsi pur di non subire un’altra bocciatura e i rimproveri del padre – gli rivela la tecnologia del computer e del telefonino, gli fa leggere la sua biografia su Wikipedia e lo aggiorna su due secoli di storia attraverso Internet; Giacomo – che paradossalmente ha trovato rifugio proprio nello studio, unica attività che gli ha permesso di evadere con lo spirito e di sfuggire alla noia e alla disperazione – lo conduce a sua volta nel suo mondo, “in cima all’ermo colle”. Insieme recitano l’idillio, lo parafrasano, lo spiegano ognuno a modo proprio, ognuno con il proprio registro linguistico:
Andrea (infervoratissimo, un treno in corsa): “Praticamente. Cioè, un naufragio, un disastro, ma anche una figata…e tutto ‘sto viaggio te lo sei fatto semplicemente stando seduto su una cazzo di collina. Sulla terra. Ti sei fatto un oceano col pensiero. Da solo. E ci sei pure annegato dentro.”
Giacomo e Andrea sono complici di un’illusione che coinvolge il terzo ed ultimo personaggio della scena: Cristina, la simpaticissima e gelosissima fidanzata dello studente. Anche lei in un certo senso “mira” a “interminati spazi” – ovvero il palcoscenico di X-Factor! – e non si lascia scappare ciò che Giacomo può offrirle:
Cristina (Rivolgendosi a Giacomo): “Scrivi una poesia su di me! Una poesia stupenda! (Declama) Cristina, colei che più soave e più gentile e ancor più strafiga… Ma il mondo è questo! (Gli prende la mano e se la appoggia dolcemente sull’inguine) La siepe! Devi passare attraverso questo varco, per conoscere l’infinito. Per entrare.” E Giacomo: “Ma io voglio uscire!”
Dopo aver “anelato a gustare quelle cose della vita” che gli furono precluse, l’amore, l’affetto di una donna, Giacomo è diventato un venditore ambulante di agende, marito di Cristina e padre di un bambolotto. Sulla scena dell’atto II°, essi dialogano sulle conseguenze della loro illusione innanzi ad un irriconoscibile Andrea, che ora recita il ruolo di un “passante”; Scarpa ci ricorda così il Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggere delle celebri Operette Morali, l’agile dialogo fra l’umile venditore e il meditativo passante, personificazione di due atteggiamenti contrastanti dell’animo leopardiano: da un lato, l’ironico e smaliziato punto di vista della ragione che smaschera ogni illusione, dall’altro il desiderio continuo di vivere più pienamente la vita. Ed è proprio così che si conclude l’opera: l’illusione svanisce e insieme ad essa il giovane poeta, il quale sembra aver tratto un insegnamento dalla sua fuga nel terzo millennio: “l’uomo è mille volte più malvagio della natura”. Restano Andrea e Cristina che, con consapevole disincantato, decidono di ricominciare a “sognare insieme”, poiché senza illusioni la vita non avrebbe senso: “Io, te e la nostra illusione”.
“L’infinito” di Scarpa può essere quindi considerato un formidabile testo teatrale che vede alternarsi momenti lirici ed ironici, riflessivi e coinvolgenti. In esso, il ritmo drammaturgico e la potenza del linguaggio si fondono, lasciando trasparire il grande amore dello scrittore per colui che da sempre è ritenuto essere il lirico italiano romantico per eccellenza. Ahimè, studiato spesso in modo frettoloso, magari proprio in vista di un esame.
edito da Einaudi
pp. 90 – euro 10