marsilio franzoso bugaro ragazze nordest“Esercizi d’ascolto, interpretazioni di storie e persone”: gli scrittori veneti Romolo Bugaro e Marco Franzoso definiscono così il loro lavoro di scrittura a quattro mani, Ragazze del Nordest” appunto, una raccolta di testimonianze di giovani donne alle quali i due autori hanno chiesto di parlare della loro vita. Sara, Giovanna, Chiara e le altre, in tutto nove, hanno principalmente in comune l’età anagrafica, compresa fra i venti e i trent’anni, la provenienza, ovvero il Nordest – “un’area del paese esposta al massimo della trasformazione economica, sociale, culturale” – e la straordinaria volontà di riappropriarsi della propria vita, di costruire la propria identità dopo esser state segnate da eventi drammatici.

Le storie di queste ragazze meriterebbero di essere raccontate accuratamente, una ad una, tanto sono intense e delicate, anche se terribili e violente. Le esperienze esistenziali vissute da Michela, Alessia, sono le stesse  affrontate da tante altre giovani donne, esperienze quali l’aborto, la violenza, l’anoressia e ancora la dedizione al lavoro, alla famiglia, la precarietà degli affetti, la speranza e il desiderio di un futuro migliore o soltanto di una svolta decisiva. Il tutto compone questo bel libro, risultato di una scrittura fluida e armoniosa, resa preziosa dalla sensibilità estrema propria dei due scrittori, curatori per Marsilio dell’antologia I nuovi sentimenti e appartenenti a quel movimento letterario detto Realvisceralismo, dedito a “un’indagine sull’evoluzione del corredo sentimentale dell’uomo contemporaneo a fronte delle mutate condizioni ambientali nelle quali vive”.

Le “ragazze” di Bugaro e Franzoso vivono e si muovono nel Nordest, altro grande protagonista del libro; i loro ricordi sono calati in quel territorio che spesso viene considerato periferico e a sé stante, malgrado le performance economiche e sociali degli anni Settanta e Ottanta lo abbiano contraddistinto e preso a modello. Emerge così l’immagine di un’area talmente ampia e vasta – basti pensare che geograficamente spazia dalle città alle colline, spingendosi sino alle montagne – ma dal carattere sovente timido e riservato. Lo stile metropolitano e spesso conformista delle grandi città come Padova, per esempio, si alterna alla genuinità dei tanti paesi limitrofi sparsi qua e là sui Colli Euganei, Berici o intorno a Treviso; sembra quasi che anche il Nordest stesso voglia costruire la propria identità, prendendo le distanze dallo stereotipo attribuitogli nel tempo. Nordest protagonista mutante, quindi, sottoposto a pressioni e trasformazioni inevitabili oggigiorno, ma desideroso di ampio respiro. In esso si ritrovano allora colori unici e in esso aleggiano profumi inebrianti, come quello inconfondibile dei tigli o come quello del legno, che va a impregnare le pagine del racconto di Caterina L. Esemplare è l’ultimo capitolo del libro, intitolato Nina B., un racconto davvero intenso, a tratti struggente, in cui passato e presente si amalgamano, in cui ambiente e paesaggio interiore sembrano fondersi in un gioco di luci e ombre, di odori perduti misti a emozioni lontane. In esso mi sembra di riconoscere lo stile narrativo di Marco Franzoso, lo stesso fluire del pensiero e delle sensazioni che si riscontra nell’altro suo bellissimo romanzo Il bambino indaco. In Nina B. l’io narrante è protagonista accanto alla donna conosciuta negli anni Settanta; all’epoca, Nina era un’adolescente “bruna e incantevole”, di buona famiglia, che poi ha scelto di vivere un’esistenza “caotica, indocile, vagamente sovversiva”. A trent’anni ha avuto l’occasione di arginare quell’inquietudine: “Cerimonia al battistero, come i genitori. Abito da sposa nella miglior sartoria della città. Ricevimento ristretto ed esclusivo”. Ma eventi drammatici del passato hanno fatto ritorno, destabilizzando quell’equilibrio, rivelandone la totale inconsistenza e apparenza. Da qui la svolta finale, sostenuta dall’idea che “per ragioni misteriose, le difficoltà producono frequentemente bellezza e armonia”. Nina B. ha vissuto l’esperienza della perdita (nel suo caso quella improvvisa del padre), si è distaccata dal mondo convenzionale; ha deciso di seguire una rotta personale, conscia delle scelte che ha fatto senza rinnegare il suo passato, quel “tempo talmente lontano da sembrare abolito, eppure niente affatto abolito”. Infine, sarebbe bello leggere un giorno il racconto di Simona F., mancata qualche anno fa, prima della stesura del libro. Ma forse, solo a ricordare il suo nome è come averla già letta, la storia della decima ragazza del Nordest.

“Le ragazze del Nordest” di Romolo Bugaro e Marco Franzoso

edito da Marsilio

pp. 140  –  euro 15

Recensione di Alessia De Marchi