minimum fax saunders george dieci dicembrePer gli amanti delle short stories, cioè i racconti (una distinzione questa che prima o poi dovrà pur cadere in disuso considerato che fissa un discrimine arbitrario e tutto sommato irrilevante in termini letterari), George Saunders è qualcosa di più di un semplice scrittore. È un faro. Un maestro, nella sua accezione più ampia e limpida. Nelle sue pagine, in ogni sua storia, c’è un prezioso distillato del mondo di oggi. Deformato, amplificato, adattato, stiracchiato in ogni modo, fino a renderlo a tratti irriconoscibile. Eppure è lì, sordido, dolorante, che pulsa tra una riga e l’altra: tu-tum, tu-tum, tu-tum.

Un filino inquietante? Esattamente come le storie di Saunders.

Non tutte per carità. Anzi, non manca chi si ostina a ritenerlo un autore “divertente”, “bizzarro”, “spassoso” finanche, come si legge dagli strilli entusiastici in quarta di copertina.

Ma la verità è che Saunders, anche quando mette in scena situazioni comiche o surreali, non manca mai di lasciar sottotraccia, malcelata, una vena di struggente malinconia e amarissimo disincanto per come girano le cose nel mondo.

Quella di Saunders è, in fin dei conti, un’umanità dolente, una schiera di comprimari che fanno della loro mediocrità e ignavia uno stereotipo dell’antieroe moderno. Spesso l’idea guida dei suoi racconti – sempre una spanna sopra alla media quanto ad originalità ed invenzione – è proprio il ritrovarsi ad essere cavie da laboratorio in un sistema dispotico nel quale l’allegoria di un manipolo di avidi benestanti che tiene in scacco il resto della popolazione è servita su un piatto d’argento.

Quello che cambia in questa raccolta rispetto ai precedenti lavori (peraltro probabilmente superiori quanto a fascino narrativo) è che stavolta Saunders sembra rinunciare all’ambientazione distopica per avvicinarsi di più al mondo reale. L’effetto, intendiamoci, è tutt’altro che rassicurante, perché il guizzo creativo è sempre in agguato e lascia ancora più senza fiato, proprio perché più inaspettato. Come nell’inquietante racconto centrale “Le ragazze Semplica” o nell’allucinante “Fuga dall’Aracnotesta”, quest’ultimo un vero pugno nello stomaco.

Nei racconti di Saunders, in ogni caso, ogni storia fa storia a sé. Anche perché linguaggio, stile, registro e ambientazione cambiano con estrema facilità. Ogni volta quindi ci si tuffa in un nuovo mondo, assistendo di solito in apnea al suo avvilente sgretolarsi. Si riemerge storditi. Ma con la sola voglia di tuffarsi di nuovo.

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“Dieci dicembre” di George Saunders

edito da Minimum Fax

pp. 222 – euro 15

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Recensione di Giuseppe De Marco

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