bompiani umberto eco pendolo focault“Il Pendolo di Focault” è il secondo romanzo di Umberto Eco dopo il successo de Il nome della rosa.

Il titolo si riferisce al pendolo ideato da Leon Focault per dimostrare la rotazione della terra, un modello del quale è conservato al Conservatoire des Arts et Metiers di Parigi.

E proprio da lì prende inizio il romanzo con Casaubon, l’io narrante, che rievoca le vicende che lo hanno portato in quel luogo. E’ uno studente che sta preparando una tesi sui Templari e conosce per caso Belbo, redattore di una casa editrice presso cui lavora anche Diotallevi, esperto di Cabala.

I tre si ritrovano tra le mani un documento relativo ai Templari, consegnato da un misterioso personaggio di cui perdono le tracce, forse ucciso e fatto sparire. Da qui, un po’ per gioco e un po’ per lavoro, iniziano a ricostruire con immaginazione, conoscenze storiche e congetture che li appassionano sempre più, il piano originale dei Templari per il dominio del mondo. Al centro di tutto il Pendolo che, a chi è in grado di interpretare il suo significato segreto, indica il luogo dove poter regolare e correggere il clima e le correnti terrestri.

Casaubon, Belbo e Diotallevi analizzano secoli di storia, simbologie cabalistiche e teorie misteriose, conoscono personaggi che sembrano far parte di altre epoche e con profonde conoscenze occultistiche. Quello che sembra un gioco appassionante viene scambiato per vera conoscenza iniziatica da una setta di fanatici che vogliono, ad ogni costo, entrare in possesso della soluzione del “Piano”. Il finale è ricco di eventi sorprendenti e drammatici, il gioco ora è una angosciante realtà da cui neanche il nostro protagonista sa come uscire.

Il Pendolo di Focault ha avuto un successo inferiore a Il nome della rosa pur avendo in comune con questo il fatto di non essere un semplice romanzo, anzi, il racconto è quasi una scusa per dissertare sapientemente di sette segrete, Templari, Rosa Croce e Cabala.

Mischiando abilmente il vero al verosimile, costruendo un castello di collegamenti e congetture plausibili e utilizzando il sincretismo tipico dei cabalistici, Eco dimostra la sua ironia nei confronti della “teoria del complotto” e di coloro che vogliono credere per forza nel “ciarpame occultistico”. Il libro, pur appassionante, non è di facile lettura. Eco mostra sempre con piacere la sua erudizione sull’argomento che tratta e un suo romanzo diventa sempre una fonte di conoscenza.

Il romanzo si presta a più piani di lettura, un po’ giallo, un po’ saggio, un po’ trattato di semiologia. Come al solito Eco divide tra chi è entusiasta e chi non riesce ad arrivare in fondo al libro, tra chi trova troppo difficile il suo modo di scrivere e chi invece vede proprio nella sua complessità e sfoggio di erudizione la parte più affascinante.

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“Il Pendolo di Focault” di Umberto Eco

edito da Bompiani

pp. 687  –  euro 12

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Recensione di Antonio Marianantoni

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