Un buffo racconto tragico dell’800, scritto da un francese e ambientato in una Napoli di turisti inglesi.
Nell’affresco c’è tutto quello che ci si aspetterebbe: sole, fiori, arance, panni stesi e popolane canterine. Il mare brilla calmo e le bianche vele lo punteggiano soavi.
Ma è da un mare diverso, scuro, gonfio e minaccioso, che giunge dopo un lungo viaggio Paul d’Aspremont: nobile eroe innamorato, tanto coraggioso quanto schivo.
Una volta a Napoli, tra facchini che evitano di guardarlo negli occhi, servitori che fanno strani gesti con le mani, corna di bue che si materializzano un po’ ovunque, e gentiluomini che scuotono amuleti, d’Aspremont improvvisamente scopre il motivo per cui la sua vita è sempre stata così strana: la iettatura che si annida nel suo sguardo colpisce repentina e impietosa tutti coloro che lo incontrano, senza che lui possa fare altro che assistere impotente alle loro disgrazie.
Non sfugge a questo terribile quanto involontario maleficio neppure la dolce Alicia Ward, sua promessa sposa e donzella di buona famiglia, troppo colta e libera per credere a codeste sciocchezze, che pure si ammala di un lento pallido languore che peggiora ad ogni loro incontro.
Ed è così che il bel Conte d’Altavilla, anch’egli innamorato di Alicia Ward e consapevole del potere distruttivo di Paul d’Aspremont, dignitosamente gli offre la cruda verità del suo dramma e una soluzione onorevole, che il nostro eroe, ormai gravato dal terribile peso di tale singolare sorte, accoglierebbe come una liberazione.
Purtroppo il destino di uno iettatore non si cambia e la coppa deve essere bevuta fino in fondo: la partecipazione che Gautier riesce a suscitare nel lettore a nulla servirà contro l’assenza di un colpo di scena finale che salvi il protagonista dall’esito ultimo della sua condanna.

“Jettatura” di Thèophile Gautier
pubblicato da CSIPP Edizioni
pp. 92  –  euro 6